"Enemy": una guerra all'interno della personalità

Articolo del dott. Andrea Di Monte

 

“Il Caos è un ordine non ancora decifrato”

Il regista Villeneuve ci presenta un film che a una prima visione risulta essere di difficile comprensione, ingarbugliato e pieno di simbolismi.

La chiave di lettura però è relativamente semplice e ce la fornisce direttamente Villeneuve con questa dichiarazione: “Il film in breve è la storia del subconscio di un uomo che lascia l’amante e decide di tornare dalla moglie incinta”.

Questa la sinossi che serve a decifrare il caos apparente con cui ci vengono raccontati i fatti: il protagonista (interpretato da Jake Gyllenhall), dopo aver abbandonato la moglie incinta per scappare con un'amante, non riesce a superare il conflitto interiore innescato dal senso di colpa, tanto da avere un episodio dissociativo: la sua parte irascibile e pulsionale, responsabile dell'abbandono, viene relegata nell'inconscio.

Egli inizia sempre più di frequente ad assumere un'altra identità, quella di Adam, mansueto - e inquieto - professore di storia, che vive una vita monotona e ordinaria, in un appartamento pressochè completamente spoglio, lugubre, dove gli fa visita, alla sera, la sua bella amante Mary.

Adam finirà per scoprire, guardando un film noleggiato, l'esistenza di un attore comparsa che è in tutto e per tutto identico a lui. Sconvolto, vuole assolutamente incontrare questa persona. Mano a mano che il film si sviluppa lo spettatore intuisce che gli incontri che egli fa con questa persona, l'attore Anthony Claire, non avvengono realmente ma all'interno del suo subconscio e rappresentano il conflittuale dialogo intrapsichico tra queste due personalità del protagonista.

 

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“This is a pattern that repeats itself”: la trasgressione come coazione a ripetere.

Le lezioni all'Università del professore di storia Adam Bell che vediamo nel film vertono tutte su pochi e particolari temi: il rapporto tra regimi dittatoriali e il popolo.

Adam passa in rassegna gli strumenti tramite i quali durante la storia della civiltà è stato effettuato il controllo delle masse da parte delle persone al potere: i “panem et circenses” dati in pasto alle plebe con l'obiettivo di sedarne il pensiero critico; la censura, il controllo sui mezzi di informazione e sull'istruzione e via dicendo.

Egli fa notare ai propri studenti che questo modo di governare torna ciclicamente nel corso della storia: “This is a pattern that repeats itself”, riprendendo i concetti della lezioni hegeliana sull'Eterno Ritorno.

Il regista ci mostra come Adam, lezione dopo lezione, ripeta con tono sempre più privo di coinvolgimento questi contenuti, come stesse stancamente recitando lui stesso un copione dal quale non riesce a uscire.

Queste sequenze del film parlano in realtà di quanto sta avvenendo nel protagonista a livello intrapsichico: egli infatti si è sempre sentito oppresso da un regime super-egoico controllante e persecutorio. La soluzione da lui trovata era quella di operare una fuga nella coazione a trasgredire, soluzione che però ha poi portato la propria coscienza a dissociarsi da questa sua parte psichica.

Il pattern che si ripete di cui parla Adam nelle lezioni, è proprio questa coazione, questa ricerca di godimento che, inteso in senso lacaniano, non è vero piacere ma ripetizione di un sintomo, causato dall'impossibilità di trovare soluzioni più proficue all'interno di una relazione significativa con il femminile.

 

 

 

 

 

 

 

“The obsession is the control: it's all about control”

Villeneuve continua a inserire messaggi sul tema del controllo e della dominanza-sottomissione lungo tutto il film, come a suggerirci la difficoltà del protagonista nel trovare una dialettica armonica tra le parti in gioco (ovvero, per usare concetti freudiani, tra un super-Io schiacciante, un Es difficilmente imbrigliabile e un Io che, privo di solidità, si fa via via più difeso e confuso).

Sono utili a capire questo aspetto della psiche del protagonista i piccolissimi ruoli da comparsa che Anthony/Adam ottiene nella breve carriera attoriale che riesce a effettuare prima di ripiegare definitivamente nella professione di docente universitario: nel film “Where there's a will there's a way” egli ricopre il ruolo di facchino, completamente asservito agli ordini di una bionda ed elegante cliente donna di alta estrazione sociale.

Questo tipo di femminile ricorda in primis le tendenze invasive della madre (interpretata da una dominante Isabella Rossellini); inoltre sia la figura della moglie Helen che quella dell'amante Mary hanno i contorni della donna particolarmente piacente, bionda, piena di savoir-faire (i due personaggi sembrano a loro volta, per certi versi, l'una il Doppio dell'altra).

Nel secondo dvd che Adam noleggia per avere elementi sul proprio “sosia”, Anthony interpreta invece la parte di un manifestante ribelle, reso impotente e sottomesso dal violento intervento di poliziotti anti-sommossa. Insomma se il primo ruolo esprime una sottomissione verso un femminile dominante, il secondo mostra la difficoltà a trovare una dialettica efficace con la società e l'autorità in genere. 

Emblematica inoltre la scena, ripetuta un paio di volte, che mostra il ritorno di Adam a casa dall'Università, scandito da ritmi monotoni e da una mimica spenta, in cui il protagonista passa di fianco a un murale su cui sono dipinti degli impiegati in giacca e cravatta, schierati ordinatamente in fila, identici e inespressivi, che fanno il saluto romano fascista.

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Un'atmosfera soffocante

 

Villeneuve ci mette davanti a degli spazi asfittici, chiusi, privi di luce naturale.

Anche nelle riprese esterne, dove viene mostrata la città, si respira un'aria lugubre, di inquietudine e oppressività.

E' soprattutto l'architettura brutalista che caratterizza la città di Montreal, mostrata nella sua imponente rudezza e inumanità, a comunicarci il senso della perdità di contatto da parte del protagonista con se stesso e con la realtà che lo circonda, comunicando un senso di contino straniamento.

Anche la musica di sottofondo sottolinea questo tipo di atmosfera, con toni bassi e inquietanti, ripetitivi, a sottolineare il livello pervasivo e crescente di angoscia.

La fotografia è innaturale, ora giallastra, ora color seppia e completa a livello visivo il senso di irrealtà e grigiore, facendoci anche capire che probabilmente le immagini si riferiscono alla dimensione interiore del protagonista, dove tutto si fa confusivo e meno lucido.

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Il simbolismo della donna-ragno

Il regista usa in maniera allegorica il ragno come simbolo per rappresentare l'istanza superegoica da cui il protagonista si sente soggiogato e al contempo sedotto.

Suggestiva l'immagine dove si vedono i fili del tram conformarsi come una grande ragnatela che sembra incombere sulla città.

Successivamente a una scena in cui Adam fa visita a sua madre, vediamo un ragno così gigantesco da sormontare i grattacieli della città. La scena rappresenta quanto sia vissuta in modo pervasivo, saturante e angosciante la figura della madre e, quindi del femminile, nella mente del protagonista.

Interessante notare che questo ragno che sormonta la città (si tratta di Montreal in Canada) è molto simile nelle fattezze a una scultura presente in maniera reale poco lontano, a Ottawa, e il cui nome è appunto Maman.

 

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La grande Madre

Lacan ci diceva che è la figura di un Terzo, del padre, che permette di interrompere uno stato fusionale con la madre e di creare lo spazio di elaborazione simbolica necessario a crescere ed emanciparsi. Nel film, invece, la figura paterna non viene mai nominata, mentre è altamente ricorsiva la presenza di quella materna, a volte anche solo evocata nei discorsi della moglie.

Forse non è neppure casuale, in questo senso, la scelta di un'attrice italiana – Isabella Rossellini - per ricoprire il ruolo, visto quanto sia sviluppato dalle nostre parti l'archetipo della Madre fagocitante e controllante.

Il ragno è usato come simbolo per rappresentare l'archetipo della Grande Madre nel suo aspetto di determinare e tessere il destino; per alcuni il centro della tela rappresenta il sole circondato dai suoi raggi. 

Come si diceva, questo spaventoso ragno che sovrasta i grattacieli, simile alla scultura Maman presente a Ottawa, fa pensare a questo archetipo, che secondo Jung, rappresenta una potenza ambivalente: può nutrire ma anche divorare, salvare ma anche distruggere.

I poli estremi degli attributi della dimensione femminile, sono indicati da Jung come “madre terrificante” e “madre amorosa”. La Madre nei suoi aspetti essenziali, è bontà che alimenta e protegge ma anche infera oscurità.

Neumann sostiene che nel femminile si possano distinguere due caratteri che si compenetrano, coesistono e si contrappongono: sono il carattere femminile elementare e il carattere femminile trasformatore.

Il carattere elementare si estrinseca in senso positivo, ed è contrassegnato dal contenere, dall’offrire protezione, dal nutrire, dal riscaldare, mentre in senso negativo si estrinseca attraverso il rifiuto e la privazione. Il carattere elementare del femminile ed il suo simbolismo, dal punto di vista psicologico, esprimono la situazione originaria della psiche, ciò che Neumann definisce “matriarcale”, l’inconscio che domina sulla psiche.

In contrasto con il carattere elementare, si trova il carattere trasformatore, come espressione dell’elemento dinamico della psiche, che in opposizione alla tendenza conservatrice del carattere elementare, spinge al movimento, al cambiamento e dunque alla trasformazione, alla differenziazione dallo stato simbiotico originaria.

Quando la personalità si differenzia e si svincola dalla condizione iniziale puramente inconscia, il carattere trasformatore diventa autonomo e preme verso lo sviluppo.

Anthony/Adam sembra non aver potuto sviluppare questa linea evolutiva, tornando coattamente, come nell'hegeliana teoria dell'Eterno Ritorno che egli spiega all'Università, sui suoi soliti schemi fatti di fuga e trasgressione, di fatto un atto di ribellione inelaborato.

 

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“Enemy”: una guerra all'interno della personalità.

 

Adam, una volta trovato il suo Doppio finisce per non riuscire a gestire emotivamente la portata di tale incontro, facendosi sopraffare anche nella dialettica dalla carica vitale e irascibile di Anthony, che si configura per caratteristiche come un vero e proprio Es freudiano.

Freud del resto definì il suo famoso concetto di “perturbante” come l'incontro con quella parte di rimosso che ci si rivela in forma di Doppio, portando con sé una componente di familiarità e al contempo di inquietante estraneità; non a caso siamo molto infastiditi quando persone, con il loro comportamento, ci ricordano parti di noi che ci sono sgradite e che abbiamo sopìto, di cui non siamo quindi completamente consci.

“L'angoscia dell'incontro con il proprio Doppio é il prezzo che si paga per liberarsi da questa tensione attraverso un'oggettivazione del conflitto” scrive lo psichiatra Luigi Anepeta. Ovvero, non riuscendo a contenere e risolvere dentro di noi il conflitto con certe parti interne, siamo irrimediabilmente angosciati quando vediamo una persona che ci ricorda per caratteristiche la parte con cui non siamo riusciti a trovare soluzione dialettica

Da parte sua, nell'incontrare Adam, Anthony è inizialmente irritato, ma piano piano scorge le opportunità di sfogo pulsionale che questa situazione gli pone davanti e si mette a manipolare Adam. 

Quest'ultimo infatti sta frequentando una bella e giovane donna e Anthony non vuole lasciarsi scappare l'opportunità di andarci a letto.

Il baldanzoso Anthony quindi propone, nella sua modalità scaltra e intimidatoria, un'intesa con Adam, prima di uscire definitivamente dalla sua vita: ci sarà uno scambio tra sosia, per una sera, così che Anthony potrà consumare con l'amante di Adam, il quale invece si recherà nell'appartamento di Anthony, dove vive la moglie.

 

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“Where there's a will, there's a way”: una via di ritorno verso il rimosso

Il film-commedia che un collega docente di Adam gli consiglia di vedere e che darà inizio a questo viaggio di ritorno verso il rimosso, si chiama “Where there's a will, there's a way” (tradotto nel doppiaggio in "Volere è potere").

Sembra che la mente del protagonista abbia così trovato l'espediente per fare ritorno alla propria vita coniugale rimossa senza però far riaffiorare il ricordo del tradimento e dell'abbandono attuato, e il senso di colpa associato a queste azioni del passato, che è ancora insostenibile per la psiche del protagonista.

Come detto, Anthony uscirà con l'amante di Adam, Mary, e quest'ultimo prenderà i panni di Anthony, facendo ritorno all'appartamento della moglie, la quale, pur riconoscendo lo stato dissociativo in cui versa il marito (Adam a differenza di Anthony è premuroso, timido, impacciato) gli chiede di rimanere con lei.

La vicinanza con la moglie Helen innesca a livello inconscio uno stato di turbamento in Adam, che inizia a sentire nuovamente una quota del proprio senso di colpa sebbene non possa identificarne le origini, censurate dalla propria coscienza.

Per risolvere il conflitto con il suo doppio, egli inscena nel subconscio un incidente mortale dove Anthony e Mary muoiono in un incidente stradale causato da una loro colluttazione nell'ambito di un diverbio violento.

La moglie lo riprende con sè e Adam accetta di (ri)-vivere questa vita da marito.

 

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“Gli eventi della storia si ripetono sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”.

 

La mattina dopo Adam seppur ancora dissociato, ricade nuovamente nelle vecchie tentazioni trasgressive, comunicando alla moglie che alla sera dovrà uscire per un impegno. Adam sta piano piano ridiventando Anthony, nelle caratteristiche, sebbene egli abbia posto fine a questa sua parte inscenando l'incidente che lo fa morire.

Torna alla mente la frase che Adam riporta durante una sua lezione universitaria in una scena iniziale del film: “Marx ci dice che ogni evento storico ritorna due volte, la prima volta in forma di tragedia, la seconda in forma di farsa”.

La moglie sente immediatamente che il marito riprenderà la sua coazione e quando lui si reca in bagno a vedere come mai la moglie non gli risponde, egli la vede in maniera trasfigurata, come un grosso ragno spaventato.

Sul volto di Adam, nell'inquadratura finale del film, non si legge spavento, ma una rassegnata accettazione al vivere una vita coniugale solo a patto di scappare 'eternamente' verso la trasgressione.

 

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