Il CLaN dEi CinEfiLi SciOLti


"Le culte des images, ma grande,

mon unique, ma primitive passion"

- Charles Baudelaire -


 

 


Il cinema rappresenta, più di ogni altra cosa, il luogo del sogno, lo spazio onirico dove la pulsione e l'istinto trovano voce, espressione, vita.

Attraverso le immagini i contenuti dell'inconscio prendono forma: quelli del regista, che crea, quelli dello spettatore, che si identifica, proietta parti di sè, si copre e si scopre.

Il cinema è " rêve eveillée", sogno da svegli. 

Sogno e cinema ci trasportano altrove, ci permettono di vivere situazioni ed esplorare luoghi diversi da quelli che incontriamo e in cui agiamo quotidianamente. Ci permettono di sospendere, temporaneamente, il contatto con il reale, trasportandoci in un mondo altro, attraverso un distacco, una presa di distanza dal mondo reale.

Tutto ciò è possibile, al cinema, grazie ad alcune similitudini con la situazione onirica: il buio della sala, l'assenza di rumori, la posizione rilassata.

Se nessuno disturba, se nessuno interrompe il flusso del nostro sogno, possiamo evadere, per il tempo della proiezione, e trasportarci in una realtà onirica in cui il nostro inconscio ha la possibilità di esprimersi liberamente, di trovare la propria casa, in cui muoversi agevolmente, in cui dare luce ai propri contenuti.

"Naturalmente ci sono anche fortissime differenze. Il sogno è un'evasione che noi stessi ci procuriamo e costruiamo (anche se abbiamo l'impressione di subire i nostri sogni), mentre lo spettacolo cinematografico è un'evasione che ci è offerta dai realizzatori del film. Un'altra differenza è costituita dal fatto che nel sogno noi agiamo, mentre al cinema assistiamo soltanto" - Cesare Musatti, Scritti sul Cinema -

Da oltre cento anni il Cinema possiede l'immaginazione del mondo, cattura lo spettatore che si lascia "aderire" allo spettacolo fino a viverlo direttamente, in un rapporto empatico che lo lega alle situazioni, alle storie, ai personaggi. Questo meccanismo di identificazione e di immedesimazione totale o parziale è possibile grazie alla potenza delle immagini, ma, soprattutto, grazie alla capacità di alcuni registi di utilizzare il linguaggio dell'inconscio per trasformare la realtà in sogno, cioè in un non-luogo atemporale in cui abbandonare il proprio corpo fisico, le proprie difese, la propria parte razionale, per entrare in una dimensione astratta, simbolica e, per l'appunto, onirica.

In un'ottica psicoanalitica, il fim mette in campo spazi vuoti, assenze, sospensioni, silenzi, che la psiche tende a riempire con l'utilizzo dell'Immaginario, un serbatoio di parti di sè che, a tratti, riempiono i buchi e colmano il mancante attraverso la creazione di simboli personali, di pezzi propri, di frammenti del profondo. Meno il regista dice, più lo spettatore colma. Meno pieno risulta lo spazio del film, più, chi assiste, sente il bisogno di collocarcisi. Quindi il regista crea e lo spettatore passivamente assiste, ma diventa protagonista attivo degli spazi vuoti che riesce a cogliere e a sentire suoi, di sua proprietà.

Una carrellata di registi e di film che al meglio rappresentano il talento onirico del Cinema colmeranno gli spazi vuoti del sito, nel tentativo di mostrare come la magia di questo mezzo visionario non sta solo e tanto nella capacità di raccontare storie, ma in quella di lasciare spazio per scriverne di nuove.

Buona lettura.